In occasione dell’Evangelion Day (Lucca Comics and Games 2015, 31 ottobre) abbiamo scritto due interventi per celebrare i 20 anni di Evangelion.
Per Legacy of Evangelion (NipPop 2016, Bologna, 20-22 maggio) Ivan Ricci ha realizzato un catalogo e ci ha proposto di inserire i nostri interventi lucchesi; continuiamo la nostra rassegna dedicata a “Legacy of Evangelion” proponendovi l’intervento di Filippo “Nevicata”, rielaborato per l’occasione.
Ricordiamo che il pdf del catalogo è disponibile gratuitamente, grazie al curatore Ivan Ricci, agli autori e agli artisti che hanno offerto pro bono il proprio contributo disinteressato, per tutti coloro che non hanno potuto visitare le mostre del NipPop o che non hanno potuto acquistare il catalogo in formato cartaceo.
Oltre ai tre contributi di Distopia, nel catalogo sono presenti vari testi scritti per l’occasione da esperti del settore e sono riprodotte le opere esposte nelle mostre ospitate in seno a Legacy of Evangelion.
Evangelion 1995-2015: 20 anni tra morte e rinascita, decostruzione e ricostruzione ~Seconda parte~
Fin troppo spesso ci si imbatte nel luogo comune secondo cui Evangelion sarebbe un prodotto mediocre, dal minimo impatto sulla cultura giapponese e sul mondo dell’animazione.
Basterebbe citare quanto scritto da David Samuels in un articolo pubblicato su The Atlantic nel 2007, ovvero che Evangelion ha plasmato la mente dei giapponesi sotto i quarant’anni come nient’altro ha fatto in occidente, ad eccezione forse di Star Wars negli Stati Uniti e dei Beatles nel Regno Unito, per sedare una volta per tutte le polemiche che inevitabilmente sorgono appena si parla di Evangelion, ma forse è il caso di approfondire comunque la questione.
Un po’ di storia
La prima puntata di Evangelion fu trasmessa il 4 ottobre 1995 in una fascia oraria inadatta al pubblico di riferimento e, anche per questo motivo, partì in sordina, ma già alla prima visione sorsero polemiche a livello nazionale sugli ultimi due episodi. Con le repliche notturne Evangelion, lentamente ma inesorabilmente, iniziò a diventare molto popolare.
Da circa metà serie il tono di Evangelion vira verso l’introspezione e la cupezza, mentre di pari passo si acuiva la depressione del regista Hideaki Anno, nata dallo stress della produzione di Nadia – The Secret of Blue Water e lo studio Gainax si dibatteva tra la scarsità di risorse economiche e la mancanza di tempo.
A un primo sguardo Evangelion potrebbe essere bollato come l’apoteosi del fanservice: belle adolescenti, erotismo di fondo e robottoni sono tutto ciò che gli otaku possono desiderare in un’opera di intrattenimento, ma questo è solo uno specchietto per le allodole.
Evangelion riflette sia il percorso di Anno e della Gainax che la società nipponica degli anni ‘90 e dell’epoca attuale, e anche per questo motivo tutti in Giappone, anche quelli che non l’hanno mai visto, conoscono e riconoscono Evangelion.
Ma perché quest’opera è entrata così profondamente nell’immaginario collettivo di una nazione come pochissime altre avevano fatto in precedenza?
La decostruzione di un genere
La forza di Evangelion consiste nel rivoluzionare tutti i codici decostruendo il genere mecha, forse il più importante e significativo tra quelli dell’animazione giapponese, proseguendo il percorso tracciato da Mobile Suit Gundam in precedenza.
La rivoluzione parte dal pilota, il vero protagonista di ogni serie mecha che si rispetti: Shinji, contrariamente ai suoi predecessori, sale a bordo del robot controvoglia perché ha paura e non vuole assumere sulle proprie spalle le responsabilità che il padre Gendo e la società vogliono affibbiargli; il grido di ribellione al sistema parte proprio da lui.
Le figure femminili, in precedenza o assenti, o subordinate, o addirittura ridotte a macchiette, in Evangelion sono personaggi potentissimi a tutti livelli: Asuka, Misato e Ritsuko la fanno da padrone diventando a pieno titolo elementi indispensabili del successo di Evangelion, e che dire di Yui Ikari, in tutti i sensi dea ex machina della serie?
La stessa Rei, icona esasperata della donna ideale secondo gli otaku, passiva, statica e obbediente, alla fine prende coscienza di sé e si ribella al ruolo di oggetto che Gendo e un certo tipo di pubblico le hanno assegnato.
Per tutti questi motivi Evangelion o – meglio ancora – Eva è donna.
I mecha stessi di Evangelion sono un’assoluta novità: non più tozzi, incassati e metallici, ma slanciati e organici, entità in cui carne e metallo, uomo e macchina si fondono giungendo a uno stato pseudodivino o pseudodemoniaco – l’aspetto degli Evangelion è palesemente ispirato a quello degli Oni.
Suggestioni e retaggi
Anno inserisce in Evangelion moltissime citazioni otaku e sci-fi perché egli stesso è un otaku nonché un appassionato di fantascienza proveniente dalla subcultura degli anni ‘80 che aveva come riferimenti, tra gli altri, appunto Gundam e Space Runaway Ideon, un humus dove crescevano aspiranti autori, scrittori e registi grazie a fanzine, fanfiction, dojinshi e convention, ma Evangelion è anche la critica a questo sistema di cui Anno è figlio e tra i maggiori rappresentanti; da subcultura il mondo otaku è diventato l’establishment, l’animazione è ormai prodotta quasi esclusivamente da otaku per otaku, l’underground è diventato mainstream in un appiattimento contenutistico, qualitativo ed etico quasi totale.
Evangelion è stato il tentativo di scardinare questo sistema sia a livello dell’industria sia a livello della fruizione.
Se è vero che in parte Evangelion è diventato ciò che ha condannato, perché la gallina delle uova d’oro del merchandise e dei prodotti a tema non fa altro che proporre le nostre beniamine come oggetti, è altrettanto vero che Evangelion ha avuto i suoi effetti positivi nell’industria dell’animazione: scardinando gli stilemi di un genere, Evangelion ha dato vita a una serie di epigoni più o meno riusciti ma la sua influenza è giunta fino a generi che con Evangelion apparentemente non hanno nulla a che fare, introducendo elementi di cupezza e introspezione: anche grazie al fermento provocato da Evangelion nell’industria, negli anni immediatamente successivi hanno visto la luce capolavori del calibro di Cowboy Bebop, Serial Experiments Lain e Revolutionary Girl Utena, e molto probabilmente senza Evangelion non avremmo mai avuto opere come The Melancholy of Haruhi Suzumiya e Puella Magi Madoka Magica, quest’ultima decostruzione del genere majokko.
Il pubblico stesso, chiamato in causa da Evangelion e da Hideaki Anno, è diventato più esigente e non più relegato al ruolo di mero fruitore.
Evangelion è qui per restare
Da venti anni Evangelion è ovunque, sulla bocca di tutti, negli innumerevoli prodotti a tema Eva e nei vari spin-off, nelle citazioni/tributo in altre opere, una su tutte il manga Keroro di Mine Yoshizaki.
Possiamo ritrovare moltissime scene e situazioni tratte da Evangelion in quasi tutti i prodotti d’intrattenimento giapponesi, dalla posizione riflessiva assunta da Gendo alla scena di Asuka e Rei in ascensore, alla discesa di Kaworu nel Terminal Dogma.
Contrariamente a molte serie giapponesi che hanno sùbito un gran successo per poi languire nell’oblio, di Evangelion si parla da vent’anni e ancora si parlerà.
Per citare una frase di Hideaki Anno del 2007 in occasione dell’annuncio della tetralogia del Rebuild of Evangelion, «Nel corso degli ultimi 12 anni non c’è stato alcun anime più nuovo di Eva».
Nota: il titolo di questi interventi, “20 anni tra morte e rinascita, decostruzione e ricostruzione”, è il medesimo di quello scelto per la conferenza lucchese del 2015, e vuole omaggiare Evangelion nel suo ventennale: “morte e rinascita” chiamano in causa il bistrattatissimo primo film cinematografico Death & Rebirth, “decostruzione” fa riferimento non solo alla decostruzione del genere mecha ma anche a quella dell’animazione nipponica, e “ricostruzione” strizza ovviamente l’occhio ai nuovi film cinematografici, il cosiddetto Rebuild of Evangelion.
Di seguito pubblichiamo il video in cui Filippo “Nevicata” presenta quest’intervento in occasione dell’Evangelion Day (Lucca Comics and Games 2015, 31 ottobre).
Proponiamo anche Evangelion Impact – Analisi socioculturale di un successo che dura da 20 anni, il montaggio video che abbiamo realizzato per l’Evangelion Day.