Abbiamo avuto il piacere di conoscere di persona Georgia Belletti nel dicembre 2015, quando ci siamo recati a Bologna per partecipare all’organizzazione di Legacy of Evangelion, ospitato in seno alla rassegna culturale NipPop 2016.
Abbiamo immediatamente provato sintonia e simpatia nei confronti di Georgia, come persona, come appassionata di Evangelion e come artista; abbiamo avuto il privilegio di vedere in anteprima le sue opere, in corso di realizzazione per la sua mostra personale “Another Impact” dedicata agli Angeli di Eva, e abbiamo discusso molto su ciascuna delle tavole della mostra: da questo nostro confronto è nato il dialogo “After the Impact”, che ha accompagnato la mostra e che è stato pubblicato sul catalogo dedicato alle mostre di “Legacy of Evangelion”, a cura di Ivan Ricci e ora disponibile al download gratuito in formato pdf.
Dopo avervi dato una succosa anteprima, ora vi proponiamo “After the Impact” in versione integrale!
After the Impact – Dialogo con Georgia Belletti
Poche opere come Evangelion sono simili a una partitura musicale, perciò possiamo affermare che la mostra monografica Another Impact nasca come un concept album, in cui ogni elemento è strettamente connesso agli altri.
Guardando le tavole si può cogliere, attraverso uno sguardo d’insieme, il filo conduttore creato dall’artista, mentre questo dialogo con Georgia Belletti vuole sottolineare le peculiarità di ciascuna opera/brano, evidenziandone suggestioni, riferimenti e intime emozioni.
Adam
Filippo: È interessante l’associazione tra il Gigante di Luce e l’embrione: quest’ultimo è impiantato in una mano che di umano ormai ha ben poco…
Georgia: Ho voluto rappresentare il dualismo grafico della figura di Adam e la mostruosità del gesto di Gendo; tutto ciò cela anche il forte contrasto nella figura del personaggio oltre che in quella dell’Angelo.
Lilith
Ilaria: Trovo molto evocativa la presenza delle due Lune, Bianca e Nera. Inoltre c’è un riferimento al Rebuild attraverso l’elemento dell’ipercubo, o è una suggestione surrealista?
G: Ho preso ispirazione dal dipinto a olio Corpus Hypercubus di Salvador Dalì, perciò il richiamo è decisamente surrealista.
Le due Lune sono chiaramente quella di Lilith e quella di Adam; ho cercato di presentarle come due pianeti in fase di distruzione, come fossero in bilico tra la salvezza e l’annichilimento che avverrebbe nel caso in cui gli Angeli riuscissero nel loro intento.
Sachiel
F: Sachiel è l’Angelo di Evangelion per antonomasia. Perché lo hai associato all’Albero della Vita? Cosa rappresentano gli scampoli di frasi del collage?
G: Ho accostato Sachiel all’Albero della Vita perché fosse simbolo dell’inizio di un percorso di crescita, sia per i protagonisti di Evangelion che per gli spettatori.
Le frasi sono tratte da dialoghi, riflessioni e monologhi nell’arco della serie originale; sono state inserite per dissimulare la prima impressione che l’anime poteva dare e confermare la profondità psicologica che pian piano verrà mostrata.
Shamshel
I: A cosa è dovuta la scelta di ambientare in notturna una scena che originariamente ha luogo di giorno?
G: Questa scelta è dovuta anzitutto al desiderio di rappresentare la drammaticità dello scontro con Shamshel, in secondo luogo è legata all’incubo strisciante che per me è stato quando lo vidi nell’anime.
Ramiel
I: Qui Ramiel sembra avvolto tridimensionalmente da elementi geometrici che diventano paesaggio urbano.
G: Le geometrie si fanno spigolose, in un gioco di chiaroscuro e colori; Ramiel è mostrato nell’atto di lanciare il suo attacco e di conseguenza l’equilibrio grafico è in bilico.
Gaghiel
F: Questa tripartizione della tavola denota un gusto tipicamente nipponico…
G: La tripartizione che vuole richiamare la forma d’arte Ukiyo-e, con onde a ricordare la famosissima Grande onda di Kanagawa di Katsushika Hokusai; una piccola parentesi va fatta su come queste onde sono state realizzate: ho tratto ispirazione dal modo di ridisegnare le onde giapponesi in stile americano del grande tatuatore Don Ed Hardy e le ho tinteggiate di rosso per omaggiare le tre nazionalità di Asuka e il suo colore emblematico.
Israfel
F: Nel corso della battaglia Israfel si separa in due metà, Ko e Otsu. Notiamo che hai optato per una scelta cromatica diversa da quella originale, l’argento diventa azzurro e l’oro diventa rosso…
G: Due metà il cui pensiero è uno solo, che si muovono all’unisono, da qui la scelta cromatica. Per sottolineare il concetto ho inserito due sezioni speculari del medesimo cervello con schizzi di Ecoline come metafora delle sinapsi che intercorrono tra le due.
Sandalphon
I: La somiglianza dell’embrione dell’Angelo a quello umano evidenzia lo stretto legame tra le due specie. Se gli Angeli hanno rifiutato la forma umana, può l’Uomo ottenere una forma angelica?
G: Penso che l’Uomo possa solo tendere a questa forma, trovo sia destinato a fallire.
Matarael
I: Il simbolo dell’occhio inscritto nel triangolo è una citazione di Nadia. Le rovine che hanno sostituito i palazzi di Neo Tokyo-3 sono quelle di Atlantide?
G: In realtà sono soggette a libera interpretazione, il mio intento era coinvolgere il pubblico, motivo per cui Matarael fuoriesce dai contorni dell’esagono e si protende verso lo spettatore.
Sahaquiel
I: Mi ha colpito molto la resa in bianco e nero dell’Angelo e il conseguente trasferimento del colore originale alla scia di fuoco, che si accende al suo ingresso nell’atmosfera come se fosse un meteorite.
G: Grazie a questo stacco tra sfondo e Angelo viene data molta rilevanza alla sensazione di imminente impatto e al contempo profondità alla figura di Sahaquiel.
Ireul
F: L’attenzione ai dettagli è notevole… Il codice binario associato al simbolo di minaccia biologica evidenzia la natura di virus organico e informatico dell’Angelo…
G: Ed è esattamente questo che deve trasmettere. Oltre ad adottare una rappresentazione grafica d’impatto e coerente ho cercato di dare un tocco personale alla tavola.
Leliel
I: La tavola illustra il momento del primo contatto mentale tra l’Angelo e l’Uomo, rappresentato dalla sostituzione del corpo reale di Leliel con la prima scena all’interno del vagone ferroviario.
G: Attraverso vari piani ho voluto mostrare ciò che più mi ha colpito, la distruzione dall’interno di Leliel associata alle grandi riflessioni che ci accompagneranno in quel vagone, dolorose, sconfortevoli, eppure calde, come le gradazioni di lavatura ad acquerello che creano l’atmosfera crepuscolare.
Bardiel
F: La rappresentazione del braccio sembra tratta da uno studio anatomico anziché da una scena di un massacro.
Potresti spiegarci l’inserimento del dettaglio del semaforo?
G: Ci sarebbero da raccontare diverse cose su questa tavola; il modo in cui ho posizionato il braccio, tendente a Bardiel, ricorda la Creazione di Adamo, quindi la contaminazione di Bardiel dell’Unità Evangelion, l’arto perso da Toji e un richiamo a Ghost in the Shell.
Quello del semaforo è da sempre il fotogramma che preferisco in tutta la serie, mi ha sempre dato una forte impressione di drammaticità inserita in una situazione quotidiana.
Zeruel
I: Grazie alla colorazione delicata dello sfondo, simile a un tessuto orientale, gli arti superiori dell’Angelo ricordano le maniche del kimono di una geisha danzante più che lame mortali.
G: Cosa che traspare nella serie, il modo di combattere di Zeruel mi è sempre parso una danza mortale.
Arael
I: Le ali dell’Angelo si trasformano in mani mostruose pronte a ghermire la bambola di Asuka e questo violento dialogo, che ha luogo in uno spazio interiore, è rappresentato dal passaggio dall’azzurro al cremisi. La curiosità nei confronti della natura umana provoca dolore.
G: Questo perché si va a scavare negli spazi più reconditi della mente, laddove sono sepolte cose che si finge di aver dimenticato e, così facendo, riaffiorano e mandano in frantumi l’animo – risultato che mostro nella tavola con il crollo di triangoli sullo sfondo.
Armisael
F: Nella serie Armisael assume due configurazioni: quella chiusa a doppia elica e quella aperta. Per quale motivo hai scelto la seconda? L’Eva-00 sembra quasi rubare la scena all’Angelo…
G: Volevo dinamismo, volevo che fosse il più rappresentativo possibile, che mostrasse al meglio il contatto tra l’Angelo e l’Unità-00.
Tabris
F: Mi hanno molto colpito l’aureola e l’espressione estatica di Kaworu, che danno la sensazione del martirio di un santo.
G: Questa è per me l’opera più importante di tutte: Kaworu, e non Tabris, ti deve guardare dritto negli occhi con tanta dolcezza da spezzarti il cuore.
È importante per me al punto tale da mescolare all’acrilico che sgorga dal collo reciso il mio stesso sangue.
Shasakel
F: Questo Angelo è una tua creazione originale. Come nascono il suo nome e la sua anatomia?
G: Shasakel deriva dalla crasi di più nomi di Angeli e demoni di varie credenze le cui caratteristiche mi piacevano particolarmente.
Per quanto concerne la figura ho unito due grandi passioni, quella per l’anatomia animale nel corpo e quella per M.C. Escher nello “srotolamento” nel volto umano.
L’artista
Georgia Belletti, italo-greca, classe 1990, è una giovane artista autodidatta; nel 2011 comincia il suo apprendistato presso lo studio di tatuaggi Body Decorators a Bologna.
Le opere originali esposte nella mostra “Another Impact” e le stampe sono in vendita: per l’acquisto potete contattare Georgia Belletti sulla sua pagina Facebook, Georgia Belletti aka Geo the Greek.